Italia, Francia, Germania, Spagna e altri Paesi europei non hanno firmato l’accordo per mettere al bando le vendite delle auto endotermiche entro il 2035. Lo hanno confermato in occasione della COP26 di Glasgow, la conferenza sui problemi del clima a cui hanno partecipato quasi 200 Paesi, ribandendo il fallimento della COP25 tenuta a Madrid nel 2019.
Viene quindi messa in discussione la volontà della Commissione europea, che il 14 luglio 1921 aveva adottato il pacchetto Fit for 55. Si trattava di 13 proposte legislative sull’energia e sul clima per la riduzione delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e con l’obiettivo generale di realizzare il Patto Verde (Green Deal). Quest’ultimo prevede di arrestare i cambiamenti climatici attraverso il passaggio a un’economia circolare e pulita per azzerare le emissioni di gas serra e raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.
Insomma l’Unione Europea indica una direzione legislativa ben precisa ma i singoli Paesi europei danno un’interpretazione politica che va nella direzione opposta. A fare da portavoce è il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, secondo il quale la transizione ecologica deve essere tecnologicamente neutrale. E allora sostenere la mobilità green delle auto elettriche diventa ideologia e pregiudizio, mentre soluzioni energivore quali l’idrogeno a qualunque costo e i carburanti sintetici sarebbero secondo il ministro scelte razionali.
«Non cadiamo in trappole ideologiche – sottolinea Giorgetti – non serve all’ambiente, alle nostre industrie e ai consumatori». Le industrie, ecco la chiave di lettura di certe scelte politiche: le case automobilistiche che frenano perché non vogliono investire sull’innovazione e il comparto petrolifero che vuole continuare ad usare l’atmosfera come una discarica di CO₂ a cielo aperto. C’è preoccupazione per il settore della componentistica auto in Italia poiché le auto elettriche, che utilizzano meno componenti, rischiano di farlo entrare in crisi. Ma non si pensa a sviluppare l’enorme spazio che si aprirà con il riciclo delle batterie delle auto elettriche arrivate a fine vita. E poi ci sono l’idrogeno e i combustibili non fossili, su cui le aziende petrolifere italiane stanno investendo molto.
Spinto dall’accelerazione impressa nella green mobility da Tesla, il settore automobilistico ha però finalmente dovuto fare le sue scelte. Ha dovuto riconoscere che il futuro prossimo è l’auto elettrica a batteria. I carburanti sintetici non sono stati altro che un fallimentare cavallo di troia e il vero idrogeno verde su vasta scala arriverà solo fra qualche decennio, troppo tardi per salvare il pianeta. Ma se la politica vuole rinviare la svolta, nei fatti l’adozione è iniziata dal basso: già oggi in Paesi come la Norvegia le vendite di auto a combustione sono quasi azzerate e l’obiettivo delle emissioni zero nel settore automotive è anticipato a prima del 2025. I cittadini di altre nazioni europee, fra cui l’Olanda e la Germania, stanno seguendo la scelta anticipata dalla Norvegia e l’adozione delle auto elettriche subirà un’ulteriore accelerazione, perché le economie di scala faranno disegnare grafici con curva a “S”, in cui l’elettrico passerà dal 20% all’80% di adozione in un arco di tempo brevissimo.
E in Italia cosa accadrà? Andrà a finire che anche se le scelte saranno dettate da una politica miope, la green mobility elettrica non potrà essere fermata. Ma a spartirsi il grosso della torta del mercato automobilistico italiano ed europeo ci saranno Tesla, i costruttori cinesi e, forse, anche Volkswagen.