Secondo Unrae, l’associazione che rappresenta le case automobilistiche estere operanti sul mercato italiano, il calo delle immatricolazioni è da mettere in relazione con il graduale esaurimento dell’effetto degli incentivi per le auto della fascia con emissioni 61-135 g/Km. Per questo l’associazione che rappresenta le case automobilistiche estere auspica il rifinanziamento degli incentivi per la fascia 61-135 g/Km a fronte di rottamazione, secondo Unrae molto graditi dai consumatori e dagli effetti molto incisivi sull’ambiente.
Su quest’ultimo aspetto nutriamo più di qualche riserva, perché non è sufficiente rinnovare con incentivi a pioggia un parco circolante anziano come quello italiano finanziando indiscriminatamente la rottamazione di vecchie auto inquinanti per sostituirle pari pari con altre auto, sempre a benzina o diesel, che che continueranno comunque a emettere CO₂. Considerando poi, come ricorda Unrae stessa, che l’età media del parco circolante è di 11 anni e 10 mesi, questo significherebbe incentivare all’acquisto di autovetture che saranno in circolazione fino al 2035 e oltre.
E nemmeno il rinnovo con la truffa delle auto ibride-plugin sarebbe sufficiente, trattandosi di una soluzione green discutibile. La via verso il vero rinnovo del settore automotive è stata segnata da chi ha investito da più di un decennio nelle auto al 100% elettriche, strada che i costruttori tradizionali non hanno voluto imboccare per molti anni, preferendo incassare i profitti alla faccia delle emissioni, a costo di fare carte false come è successo con le emissioni truccate del “diesel gate”.
Se ora per i costruttori tradizionali le cose non vanno più per il verso giusto la colpa non è di chi non incentiva le auto che inquinano. I costruttori “legacy”, definiti con questo aggettivo che implica qualcosa che è ormai vecchio, superato e quindi fuori mercato, hanno dormito sugli allori per un decennio mentre Tesla procedeva a tappe forzate nel suo progetto per accelerare la transizione verso l’energia sostenibile pensato per rivoluzionare il mercato e segnare la fine dell’era del petrolio.
Per un rinnovamento reale e lungimirante gli sforzi devono essere indirizzati verso un vero rinnovo, quello delle emissioni zero, che per il settore automobilistico c’è, qui e ora. Naturalmente le soluzioni non sono quelle caldeggiate e finanziate dai petrolieri. La soluzione non è l’idrogeno o i carburanti sintetici o la cattura e lo stoccaggio della CO₂ ma è l’elettrico a batteria (BEV). Incentivi per chi cambia auto sì, ma per passare alle auto al 100% elettriche. E nel contempo grossi investimenti delle case automobilistiche per recuperare troppo il tempo perso nella corsa verso l’abbattimento delle emissioni, anche perché altrimenti sarebbero troppo tardi, per le case automobilistiche e per il futuro del pianeta.
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