A giudicare dai proclami dei politici su come investire in un futuro post-covid più verde sembrerebbe di sì. E anche a sentire gli annunci delle case automobilistiche, che fino a ieri hanno sonnecchiato accumulando un notevole, per non dire colpevole, ritardo nell’abbandonare le auto a combustione interna, pare che non ci siano dubbi.
TANTI FATTORI IN GIOCO
Ma ci sono numerosi fattori che influiscono sui tempi di un cambiamento epocale fatto di macchine silenziose e che non scaricano più anidride carbonica. Quello delle auto full electric è un mondo pieno di possibilità ma anche di grandi sfide alcune delle quali rischiano di restare ancora parzialmente irrisolte e di portare a rallentamenti nella tabella di marcia dell’introduzione di auto elettriche a batteria (BEV).
LA CARENZA DI BATTERIE
La produzione su vasta scala di batterie al litio per laptop e telefoni cellulari ha aperto la strada all’abbattimento dei prezzi ma al momento non siamo pronti per una disponibilità tale da poter essere considerata sufficiente per il settore automobilistico e dei trasporti in generale. Questo problema è evidente osservando i frequenti rinvii nell’avvio di nuove linee di produzione, come nel caso di Tesla per il lancio del Cybertruck e della motrice elettrica Semi. Già, al momento non siamo pronti, ma con il tempo l’abbattimento dei costi accelera l’adozione e l’adozione porterà ad un ulteriore abbattimento dei costi, in breve tempo. Si consideri che ad oggi i costi delle batterie al litio sono crollati del 90% rispetto a dieci anni fa e continueranno comunque a scendere ulteriormente.
I SEMICONDUTTORI
Anche la cronica carenza di componenti elettronici che ha colpito molti settori a cominciare dall’informatica non ha risparmiato il settore automobilistico. D’altra parte le auto, ancora di più quelle elettriche, sono sempre più dei veri e propri computer su ruote governati da software e quindi piene di componenti elettronici. La carenza è il risultato di politiche sbagliate che hanno fatto troppo affidamento sulla produzione esclusivamente delocalizzata, da sempre criticate ma di fatto mai affrontate seriamente.
LA RETE DI RICARICA
L’infrastruttura della rete elettrica non è pronta per un’adozione di massa in tempi brevi ma d’altra parte il potenziamento dell’infrastruttura e l’adozione di auto elettriche vanno di pari passo, quindi al potenziamento di una corrisponderebbe una altrettanto sensibile impennata dell’altra.
L’abitazione in condominio è tra le tipologie più diffuse e nei centri urbani implica la bassa disponibilità di garage che i proprietari potrebbero attrezzare con un punto di ricarica per l’auto. Ma il nuovo modo di rifornire le auto, non più alla pompa di benzina quanto piuttosto di notte a casa e sulla base di tariffe molto convenienti potrebbe a spingere verso modelli residenziali sempre più lontani dai centri urbani.
LA CAPACITÀ DI SPESA
In Europa, in alcune nazioni come la Norvegia le vendite delle auto elettriche raggiungono percentuali molto elevate, ormai ben superiori a quelle delle auto con motore termico. Nel resto del mondo sono ancora di là dall’essere, almeno per il momento, paragonabili alle vendite delle auto a combustione interna. A condizionare le scelte degli acquirenti è anche la capacità di spesa, che facilita le scelte meno economiche nel Nord Europa e rende invece l’acquirente italiano più propenso ad orientarsi verso le piccole utilitarie.
L’INFORMAZIONE
La rete dei rivenditori e concessionari non è ancora pronta ad accettare un cambiamento radicale, che richiede un profondo cambio di mentalità e una grande capacità di mettersi in gioco. L’informazione ricevuta al momento dell’acquisto ha un peso determinante sulla decisione finale del cliente.
Una corretta informazione favorirebbe il cambio di mentalità che, quando si parla di elettrico, contempla prima di tutto la scarsa autonomia, le auto costose e la necessità di avere un garage, piuttosto che il profondo cambiamento che ciascuno può favorire abbracciando la svolta dell’auto elettrica.
LA CONTROINFORMAZIONE
Alla carenza di un’informazione corretta si aggiunge una vera e propria disinformazione da parte di chi sta sul versante delle compagnie petrolifere che ovviamente vedono il successo dell’elettrico come una grave minaccia.
A ciò va aggiunta la miopia di una parte degli analisti finanziari che operano sulla scena internazionale in più occasioni hanno dimostrato una scarsa conoscenza delle novità nel settore automobilistico per non dire una sospetta affinità con il settore petrolifero. Non è semplice imporre politiche nazionali che non siano influenzate dagli interessi del petrolio o dalle stesse case automobilistiche, per le quali passare dal proficuo mercato delle auto a combustione a quello dell’elettrico a batteria significa dover effettuare enormi investimenti.
LE POLITICHE
Fanno eccezione Paesi come la Cina, dove la volontà politica non trova ostacoli alle scelte che decide di applicare. Altrove tutto è più complicato ma detto questo, la risposta alla domanda del titolo non può che essere che sì, siamo pronti per le auto elettriche. O perlomeno anche se non lo fossimo completamente, considerato il sempre più vicino punto di non ritorno dell’innalzamento delle temperature, non ci possiamo permettere di rinviare ulteriormente la svolta e di continuare a sfornare ogni anno ottanta milioni di nuove auto che con i loro tubi di scappamento vanno ad aggiungersi alle altre fonti di emissioni che considerano l’atmosfera nient’altro che un enorme deposito di CO2.
Foto : credit Marek Piwnicki / Unsplash