Da più parti si sollevano dubbi sulle vendite della Volkswagen ID.3, la nuova full electric della casa tedesca. Tutto è iniziato sul finire dello scorso anno quando il 17 dicembre Greenpeace ha pubblicato uno studio nel quale riportava che a cinquanta finti clienti che si erano presentati presso concessionarie della casa tedesca con l’intenzione di comprare un’auto elettrica ma nella gran parte dei casi i venditori invece di consigliare la nuova ID.3 avevano indirizzato i clienti verso l’acquisto di auto con motore termico. Solo in otto casi su cinquanta veniva consigliato l’acquisto di un’auto elettrica contro ventisette casi di auto con motore termico.
Le ragioni sembrano riconducibili al fatto che i rivenditori ottengono margini di ricavo maggiori dalla vendita di auto a benzina o diesel, margini che sono invece molto più ridotti nel caso delle auto full electric. A ciò va ad aggiungersi anche la mancanza di una adeguata formazione sulle caratteristiche delle auto elettriche. Il rapporto di Greenpeace denunciava anche il fatto che, nonostante il presunto entusiasmo per un’auto andata a ruba, una grossa porzione, circa il 59% delle ID.3 prodotte, era rimasta di proprietà della casa produttrice.
Con il passare delle settimane si sono susseguite notizie su dati di vendita che presentano incongruenze. Tramite Twitter Jessica Meckmann ha segnalato che nonostante la Volkswagen ID.3 risultasse la terza auto elettrica più venduta in Svizzera nel quarto trimestre del 2020 con quasi settecento immatricolazioni, oltre la metà risultava in vendita come usato su AutoScout e con numeri che settimana dopo settimana erano in continua crescita.
Raggiunta da Cleantechnica.com Jessica Meckmann ha spiegato a suo avviso dopo aver consegnato ai rivenditori il maggior numero possibile di ID.3 per risparmiare diecimila euro di multa grazie ad ogni auto elettrica venduta, Volkswagen non abbia poi realmente venduto le auto ai clienti finali.
Quelle dell’anno 2020 sarebbero state quindi nella gran parte dei casi solo vendite “apparenti”, pratica molto diffusa negli Stati Uniti ed escamotage a cui le case automobilistiche non di rado fanno ricorso anche in Europa. Tra coloro che nei giorni scorsi hanno rilanciato la notizia anche Der Spiegel.
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